giovedì 22 gennaio 2015

L’ALIENO di Peppe Murro



In tutta la mia vita avevo desiderato di incontrare un alieno! Scrutavo le stelle dalla cupola del mio veicolo, incrociavo dati, cercavo indizi...
Era immenso lo spazio, ma mi rifiutavo di credere che noi fossimo la sola specie intelligente in tutto il cosmo; e poi mi sorreggeva la speranza: la mia astronave era fatta per i viaggi transdimensionali e, ne ero certo, un giorno sarei riuscito a trovare un'altra creatura intelligente.
Ed ora stavo qui, in questo pianeta del quadrante Y3, a scrutare con trepidazione ed attenzione il mio primo alieno incontrato. Gli avrei sorriso per la gioia, ma dalla mia tuta all'esterno avrebbe visto ben poco. E poi c'era un'oscurità che mi pareva lo infastidisse.
 Il primo alieno incontrato! Ero felice, anche se a prima vista avevo provato una sorta di repulsione: era veramente orribile e strano, almeno ai miei occhi.
Stava lì, immobile, di fronte a me: dovevo decifrare in fretta le sue espressioni ed i suoi gesti, se volevo un contatto. Portai al massimo la potenza del mio elaboratore portatile.
Intanto l'eco scandaglio rimandava sul mio display la struttura del suo corpo, se pure quello era un corpo, almeno come lo intendiamo noi.
Non ebbi tempo di meravigliarmi dei suoi movimenti: prima poggiava su quatto protuberanze ed ora su due, mentre da una terza pià tozza uscivano onde sonore modulate e stridenti. Anche queste avrei dovuto interpretare per bene, se mai erano il suo linguaggio, altrimenti sia gli scienziati della mia missione che gli oppositori ai viaggi interstellari mi avrebbero sommerso di critiche.
Dati, avevo urgenza di dati, ma la cautela mi imponeva di non fare gesti precipitosi, mentre aspettavo risultati dall'eco scandaglio.
Guardavo l'alieno: aveva cinque protuberanze articolate o forse tentacoli.  Due di esse, parallele, si protendevano verso quella più tozza, anzi, no, ora verso di me, mentre dalla tozza centrale usciva un suono la cui frequenza diventava sempre più alta.
 Feci istintivamente un passo indietro, ma mi accorsi subito che era un gesto sbagliato: misi in azione i pattini gravitazionali e per calmarlo e fargli capire le mie amichevoli intenzioni feci il nostro gesto più tipico di saluto, dondolando un po' goffamente per la rigidità della tuta. Neppure questa fu una scelta felice. Allora decisi di stare fermo, mentre mi arrivavano i dati completi dell'eco scandaglio.
Era veramente una creatura strana!
Oltre a quattro lunghe appendici articolate come tentacoli, ne aveva una più tozza con movimenti meno ampi. Il corpo, se così si può chiamare, aveva delle cavità (nove) quasi tutte appaiate, ma di forma e, supponevo, funzioni diverse. Le cavità in basso erano disposte con una simmetria strana, almeno per noi: una più piccola, in quello che poteva essere il davanti e che mi si mostrava, era collegata a un contenitore di liquidi con prevalenza d' ammoniaca; l'altra, leggermente più ampia, si collegava a strane condotte di una melma con metano. Lo scandaglio mi faceva poi vedere tante sacche interne, chi con acido nitrico, chi con gas dove prevaleva ossigeno: una miriade di tubi condotte e tubicini collegava (una rete di trasmissione?) queste sacche.
“Nessuno mi crederà” pensavo con un po' di preoccupazione “se non porto dati precisi.”
In quel mentre stavo notando che da una delle condotte anteriori fuorisciva  una parte di quel liquido colorato a base di anmmoniaca che stava nella sacca. “Devo capire in fretta, non ho molto tempo.”
Due cavità in alto avevano cerniere organiche che chiudevano a tratti due ovali pigmentati capaci di dilatarsi come ora; non riuscivo a decifrare la funzione delle due che stavano ai lati dell'escrescenza tozza e che mi ricordavano vagamente antenne radio (una ulteriore scansione 3d sarebbe pià chiara); altre due cavità emettevano in alternanza gas con polveri e rilevanti tracce di azoto, carbonio ed ossigeno. Anche quella più grande svolgeva la stessa funzione: ora era aperta e rumorosa.
Chiesi al computer se aveva decifrato i gesti o il linguaggio dell'alieno, se ne aveva uno. Mi comunicò che ora l'alieno sembrava impaurito eppure gli avevo fatto il nostro segno di pace e di amore, ma evidentemente non lo aveva capito.
Il compure mi consigliava di dargli una scarica di onde rilassanti, mentre cercava un modo appropriato di contattere l'alieno. Lo feci.
Ero piuttosto deluso. Questa forma non mi pareva molto intelligente.
 Il computer ora mi diceva di avere probabilmente decifrato il lunguaggio dell'alieno e che potevo parlargli con il trasmettitore telepatico. Finalmente! era la realizzazione del sogno della mia vita di esploratore.
Io, Ben Loss jr, mando a te i miei pensieri più colmi di gratitudine e il mio più caldo messaggio di amicizia.
L'alieno si era irrigidito come a farsi più attento, restò un po' con una sorta di tentacolo o protuberanza a mezz'aria. Poi aprì ad arco la cavità rossiccia della protuberanza più tozza, mostrando due righe parallele di strutture a base calcio.
"Pericolo !" mi gridò il computer." Possibile arma."
Il colpo partì quasi da solo, grazie al mio perfetto addestramento: un lampo verde e l'alieno era incenerito davanti a me.

Da dietro gli anelli di Saturno i guardiani  del III pianeta, Adon-Hais  e Him-Elo, si guardarono sgomenti: "Accidenti, quello stupido bio-robot ha ucciso Adamo!"

3 commenti:

  1. Torniamo alla pubblicazione dei racconti. Eccone uno, fantascientifico, molto bello e suggestivo.

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  2. Simpatico il racconto dell'amico Murro, e inaspettato il finale sorpresa...

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  3. Una versione originale del tema dell'alieno secondo la prospettiva di F. Brown. Qui l'alieno è addirittura il primo essere "umano" che doveva prendere possesso del III Pianeta, cioè la Terra. Solo che, per un malinteso, le cose vanno storte e così il pianeta verde non ha visto il moltiplicarsi di quegli esseri davvero inquietanti e, diciamolo pure, bruttini, con una bene evidenziata "cerniera organica" sull'addome. Le cose, come tutti sanno, sono andate diversamente, ma rimane il dubbio che quegli esseri schifosi avrebbero fatto di meglio. Questo è l'universo, dai misteri insondabili.
    Bella la descrizione dell'alieno.

    Giuseppe Novellino

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