
Erma-Zeudi attese che il principe
Lor, seduto al desco nella sala da pranzo del suo palazzo, crollasse
addormentato per via di un potente sonnifero sciolto nel vino, che aveva
tracannato in gran quantità.
Nessun altro era presente al
banchetto che, per quanto intimo, era stato assai generoso di vivande.
Con un colpo ben assestato di
spada, il sicario avrebbe reciso la testa del principe, reo di avere tradito la
Giovane Unione di Numa per compiacere all’ambizioso Snown, sovrano di Rega, il
più grande pianeta dei Mondi Oscuri.
«Mi sento un po’ strano,» disse
d'un tratto Lor, scrutando il fondo della sua coppa. «Credo di avere bevuto
parecchio, Erma-Zeudi.»
«Ma no, mio signore, che dite?
Cosa volete che siano un paio di coppe per uno come voi? È vino leggero, il più
prelibato di Ginkal, la cui uva cresce e matura ai raggi di Ham, la fulgida
stella di Numa.»
La sua voce echeggiò nella volta
immensa della sala, su cui le fiamme del camino creavano un gioco di ombre e di
luci.
«In ogni caso smetto di bere,»
concluse Lor, convinto. «La mia vista comincia a offuscarsi, la mia testa…»
«Ancora una coppa, mio signore.
L’ultima della serata. Beviamo alla nostra indissolubile, vecchia amicizia,»
concluse Erma-Zeudi e, lestamente, versò altro vino.
«Sbaglierò,» disse il principe,
«ma ho l’impressione tu voglia ubriacarmi!… A ogni modo non posso negare un
brindisi all’amicizia.» Mandò giù d’un fiato. «Ecco fatto! Bisognava davvero
onorarla e… noi…»
Non finì di parlare. Il suo corpo
si rovesciò sulla tavola, tra brocche, piatti e avanzi di cibo.
Erma-Zeudi si alzò dalla sedia e,
dopo avere vagato con lo sguardo nella sala, si avvicinò al principe Lor, che
pareva offrire spontaneamente il collo alla spada laser.
Il sicario la fece fuoriuscire,
premendo un piccolo pulsante, da una corta impugnatura di metallo. Quindi la
sollevò al di sopra della testa e in quella posizione rimase immobile, più del
dovuto, come se, d'un tratto, indugiasse.
Devo farlo… Devo, devo!... pensò. Il mio compito
è vendicare la Giovane Unione di Numa, tradita vigliaccamente da questo
miserabile. È un atto di giustizia, il mio. Ho giurato di compierlo a ogni
costo…
«Che cosa aspetti, Erma-Zeudi?»
disse, improvvisamente, il principe Lor, sollevando il capo. «Ti manca il
coraggio?»
D’istinto, il sicario indietreggiò
di un passo; la spada gli vacillò nella mano, come se il braccio avesse perduto
la forza per sorreggerla.
«Voi, dunque… sapevate?» balbettò.
«Eravate al corrente del mio proposito?»
«Perfettamente, mio buon amico.» rispose il principe con
evidente sarcasmo.
«Ma… come avete potuto conoscere
il mio piano?... A nessuno, qui nel palazzo, avevo confidato le mie intenzioni…
L’ordine di giustiziarvi mi è stato trasmesso per telepatia, da un luogo
distante diversi anni luce.»
«Quello che ignori, Erma-Zeudi, è
che anch’io possiedo facoltà telepatiche, superiori alle tue; facoltà che mi
hanno permesso di scoprire quanto si ordiva contro di me.»
«Ma avete ingerito un potente
sonnifero! Come mai non ha avuto effetto su di voi?»
«Contromisure adeguate. È ovvio!»
Si alzò dal tavolo, avanzò di un passo. «E ora…»
«Che intendete fare?»
«Ucciderti!»
«Non sarà così semplice,» rispose
l'altro, di colpo sprezzante. «Avete di fronte un provetto spadaccino. Sono io,
d’altronde, che vi ho insegnato a duellare. Pretendete di superare il maestro?»
«Non io, certo, ma un altro
spadaccino abile quanto te.»
«Ah sì? E chi sarebbe? In tutta la
galassia non esiste nessuno capace di battermi… Soltanto un altro me stesso lo
potrebbe.»
«Lo hai detto, cane!» esclamò il principe Lor, e tese
il braccio verso una zona in ombra della sala, da dove uscì un secondo…
Erma-Zeudi, con tanto di spada sguainata.
«Ma… ma… com’è possibile? Non… non
credo ai miei occhi,» balbettò il vero Erma-Zeudi, sbiancando in viso. «Che
stregoneria è mai questa?»
«Una stregoneria che solo un mago potente è capace di fare,» esclamò il
principe Lor. «Un mago come me.» Rise, di una risata rauca, sguaiata, che si
spense a poco a poco nella volta oscura della sala. Quindi, tornato calmo: «E
per dimostrarti la mia magnanimità, darò un premio a chi, tra voi due,
risulterà vincitore.» Alzò una mano, e da ogni angolo sbucò un arciere pronto a
scoccare la sua freccia. «Che te ne pare?» disse ancora il principe Lor. «Non è
forse un generoso guiderdone, Erma-Zeudi?»
Un'altra risata sgorgò dirompente
dalla sua gola, come una cascata fragorosa.
Buon racconto di fantascienza dal sapore tradizionale e intramontabile.
RispondiEliminaAntonio Ognibene
Bel racconto, incalzante. Buon ritmo ed efficacia nella caratterizzazione d'insieme. Un po' mi ha fatto venire in mente le atmosfere del celbre "Dune".
RispondiEliminaGiuseppe Novellino