
Il vento smuoveva una leggera polvere rossastra… Bradbury era stato lì, a raccogliere le ultime voci del silenzio marziano ed ora io ne seguivo le tracce, col suo libro fra le mani.
Come ha fatto a capire il silenzio, mi chiedevo, e le voci di questa desolazione…? Quale sortilegio gli ha suggerito storie e
parole di un mondo perduto…?
E intanto mi dicevo che ero stupido, era chiaro
che avesse inventato tutto… si sa, gli scrittori di fantascienza inventano le
storie più incredibili… eppure avevo colto poesia nelle sue pagine, e la
tristezza senza fine di chi ha perduto tutto…
Camminavo frastornato dal
silenzio, torturando le pagine del libro e chiedevo a Bradbury perché proprio a lui quel mondo morto avesse
parlato… ma forse quelli come lui sono gli ultimi poeti, che sanno ascoltare il vento… e qualche volta le voci del cuore.
Tu sei Tom, tu eri Tom….
Ma perché parlare a lui?
Perché quel silenzio gli si era confidato con l’estrema dolcezza di un addio?
Perché a lui e non a
me? A me, che ero il solo ad averne
diritto!
E quel vento, che
continuava a forzare volute stanche di polvere rossa, e memorie di città di
viaggi di incontri, storie di persone dense d’odio e d’amore, e pensieri e
speranze… quel vento che parla solo a
chi sa ascoltare, quel vento custode crudele o indifferente di memorie… io
ne avvertivo la presenza inquieta, e mi chiedevo perché mi nascondesse il suo
mistero… proprio a me… e rileggevo, rileggevo
pagine consumate chiedendomi come, rileggevo e guardavo l’orizzonte, se
mai vi fosse stato un segno un’illuminazione una parola… ma quel mondo era
morto, lo vedevo bene, e il suo silenzio mi era ostile e incomprensibile.
Tutto in quel mondo di
fantasmi appariva in equilibrio, il passato e il presente, le vele che solcavano
mari estinti e le passioni che avevano infuocato gli incontri… dappertutto
polvere e morte si contendevano gli scacchi rossastri di quel mondo silenzioso.
Chissà perché nell’universo
l’equilibrio assoluto corrisponde al massimo grado di confusione, eppure tutto
tende al massimo equilibrio, la morte… tutto, cose persone passioni, tutto…
Tu sei Tom, tu eri Tom….io non sono nessuno
Ora sto fermo, cerco di
cogliere le parole del vento, cerco di capire… di cogliere quanto ho perduto, o
di rinascere.
A casa mia… perché, vedete, io sono l’ultimo
marziano.
Davvero un poetico omaggio alla poesia di Bradbury. Racconto molto bello.
RispondiEliminaUn affettuoso omaggio al grande scrittore americano. Ben scritto e venato di struggente poesia... con rivelazione finale. Mi è piaciuto.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Ho letto il racconto: bello, poetico, forse un po' troppo breve. D'altra parte, come poteva non piacere a uno che adora Bradbury?
RispondiEliminaCiao!
Fabio Calabrese
Molto suggestivo, complimenti.
RispondiEliminaMatteo Bigarella
Forte il finale.
RispondiEliminaOttimo stile narrativo, breve ma energico.
Antonio Ognibene