"Tutto si ripete infinite volte, solo due
cose sono uniche, in alto l'intricato sole, in basso Asterione".
Ripeteva
a se stesso che forse era bello essere unici
in un mondo che si rivoltava attorno a se stesso sempre uguale, ma come
in un vortice si sentì trasportato
nell'infinito ripetersi di cose e situazioni.
Si
sentì perduto.
Capì l'orrore di essere senza centro, l'amaro
fiele della ripetizione senza identità.
Fu
allora che Asterione corse felice verso la spada che lo avrebbe salvato.
Senza difese, senza rimpianto.
Forse non sarebbe finita la sua storia di
mostro semiumano, ma sarebbe certamente finita la sua solitudine.
E
per la prima volta sorrise in uno sbocco vermiglio di sangue alla luce del
sole.
"...sai?, disse Teseo,...il
Minotauro quasi non s'è difeso..."
Ben descritta la desolazione dell'unico essere... Complimenti.
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