
Dopo una
stressante giornata in ufficio, questa coda di automobili è come la ciliegina
sulla torta.
Piove a
dirotto, la visibilità è scarsa. Il termometro del cruscotto segna cinque gradi
sopra lo zero. L’umidità si aggiunge al freddo. Così lui è costretto a tenere i
finestrini chiusi. Il dispositivo di riscaldamento però ha qualche
inconveniente, non può essere regolato più di tanto; e l’aria, nell’abitacolo,
sta diventando sgradevole.
Ugo Masi non
vede l’ora di arrivare a casa. Ma deve percorrere quei ventisette chilometri di
strade suburbane, tra svincoli, segmenti di tangenziale, rotatorie, rampe
d’accesso e di uscita. L’accidentato percorso richiede il suo tempo.
– Se prendessi
l’autostrada? – dice a voce alta. – Forse me la sbrigherei prima…
Davanti a lui,
sopra l’interminabile colonna di autoveicoli, campeggia il cartello verde, con
le direzioni principali.
Adesso corre
sul largo nastro d’asfalto bagnato. Diluvia.
Pensa di avere
fatto la scelta giusta. Allungherà il tragitto di ben quindici chilometri, ma
potrà procedere senza quel logoramento provocato dai continui rallentamenti.
Ugo Masi è
sull’orlo di una crisi di nervi, perché tutti i giorni rischia il licenziamento.
Qualcuno, infatti, gli sta rendendo la vita difficile, a causa del suo titolo
di studio che, secondo le nuove disposizioni, non sarebbe del tutto idoneo per
ricoprire la carica che ricopre. E poi, a casa, l’aspetta una specie di inferno
familiare: una moglie che non lascia vivere e una suocera che deve essere
ospitata per motivi di salute.
Ma bisogna
stringere i denti e tirare avanti. L’alternativa è la pazzia… o il suicidio.
Con difficoltà
legge il cartello stradale: mancano solo due chilometri e mezzo al casello di
uscita
Dannazione!
Eppure è stato attento. Ha tenuto d’occhio il nome della località, accompagnata
dalle cifre che indicano la distanza in progressiva riduzione: 2500 metri, poi
1000… poi 700.
Si è tenuto
sulla destra, diminuendo la velocità. Come è riuscito a oltrepassare l’imbocco
dello svincolo?
–Devo essere
proprio stanco – sibila.
Non gli resta
che raggiungere l’uscita successiva. Ma è lontana quattordici chilometri. In
tal modo il suo viaggio di rientro a casa è destinato ad allungarsi.
Procede per
qualche minuto a velocità sostenuta. Ed ecco la nuova segnalazione: a 2500
metri, uscita per… Il nome adesso non si legge. Ma poco importa. Non è vero che
i cartelli stradali a volte sono illeggibili?
Si è quasi
fermato, nel punto dove dovrebbe cominciare la diramazione.
Niente.
La circostanza
è per lo meno strana. Ma Ugo Masi si limita a imprecare.
Riprende la
corsa. Non c’è altra alternativa che raggiungere la terza località. Il viaggio
rischia di prolungarsi contro ogni logica.
Ma ecco una
stazione di servizio. Rallenta e dirige l’auto verso il parcheggio.
Ci sono
pochissime auto ferme sul piazzale. Insolito per il tardo pomeriggio di un
giorno di febbraio. A quell’ora di punta, dovrebbe esserci più gente in
circolazione.
Anche l’interno
dell’autogrill è semivuoto. Le luci sono in parte spente.
Due avventori,
un uomo e una donna, stanno sorseggiando caffè al banco.
– Ecco il resto
– gli dice la cassiera, dopo che lui ha ordinato una camomilla. Spera infatti
che quella bevanda lo possa aiutare a calmarsi.
Vorrebbe
chiedere qualcosa riguardo le stranezze che ha appena vissuto, ma il volto
impassibile e distante della donna lo dissuade.
– Grazie.
Ma quella gli
chiede:
– Ha già fatto
benzina?
Che strana
domanda.
– No… –
risponde Ugo Masi. – Non ne ho bisogno. Ho il serbatoio pieno a metà.
La donna scuote
il capo. – Tanti dicono così.
– Senta…
Ma lei lo
interrompe:
– Lo sa che non
può lasciare la stazione di servizio, senza aver fatto il pieno?
– Dice sul
serio?
– La prossima è
a duecentoventicinque chilometri.
– Lei è pazza.
La cassiera
ignora il giudizio di lui.
– Ma non tutti
ci arrivano, ovviamente.
– Perché?
Lo guarda in
uno strano modo, come se venisse da un’altra galassia.
– Forse lei ha imboccato l’autostrada per
sbaglio.
– No, è stata
una mia libera scelta.
– Allora saprà
quali sono le regole.
– Mi sta prendendo
per il culo?
La cassiera non
sembra essersi offesa. Mantiene la sua espressione impassibile, professionale,
e continua a esaminarlo come se si trovasse davanti un insetto raro.
– Ogni
automobilista ha diritto a una consumazione, ma deve fare il pieno – spiega. –
La percorrenza è obbligatoria fino alla successiva stazione di servizio.
Bisogna procedere con velocità costante, risparmiare il più possibile
carburante, e sperare di non rimanere a secco prima del tempo. – Si protende un
po’ verso di lui e aggiunge con uno strano sibilo: – Dove crede di andare con
mezzo serbatoio?
– Ma io devo
solo uscire a… – Ma non gli viene la parola.
– Adesso è lei
che mi sembra pazzo. Non si può uscire dall’autostrada. Solo alla meta…
– Ma che mi sta
succedendo? – la interrompe Ugo Masi. –
Non mi dica che sono arrivato ai confini della realtà!
I due avventori
hanno finito di sorseggiare il loro caffè e stanno uscendo.
– È lei che mi
sembra irreale, signore!
Ha fatto il
pieno. Il benzinaio non ha voluto rispondere alle sue domande.
Forse era un
robot, pensa Ugo Masi.
Adesso è di
nuovo chiuso nell’abitacolo, le chiavi in mano. Non gli resta altro che
accendere il motore e ripartire.
– Sempre
avanti, lei deve andare sempre avanti, come fanno tutti… fino alla prossima
stazione di servizio. Sono le regole. E le regole vanno rispettate. Si auguri
di non rimanere senza benzina. – Queste ultime parole della cassiera gli
rimbombano nel cervello intorpidito. Gliele ha dette mentre si dirigeva verso
l’uscita, con lo scontrino in mano.
Già, è uscito
come un sonnambulo, rinunciando alla camomilla.
Infila la
chiave e mette in moto.
Ora corre di
nuovo sull’asfalto bagnato.
Centotrenta
chilometri orari.
Ugo Masi si
chiede quale può essere il consumo, tenendo questa media. Troppo elevata,
forse. Non può rischiare di rimanere per strada… su questa autostrada.
Ed ecco un
tunnel, la cui imboccatura illuminata si avvicina sempre più.
Così lui si
lascia inghiottire, con un molesto pensiero nella testa: “Come mai questa
galleria, che si prospetta molto lunga, nel bel mezzo della pianura?”
(Per gentile
concessione dell’Autore)
Come il solito molto preciso, chiaro e curato il tuo stile. Avvincente il racconto, che ti proietta davvero dove si svolge la vicenda.
RispondiEliminaLa domanda finale che si pone il protagonista, chiude palpitamente questo breve ma intenso racconto di vita quotidiana.
RispondiEliminaComplimenti all'autore.
Bel racconto, strano, come la vita. Inspiegabile, come la vita. Un po' assurdo, proprio come la vita.
RispondiEliminaSergio Bissoli
Complimenti. Bel racconto
RispondiEliminaSilver
Ringrazio tutti per l'attenta lettura e per il commento.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Sono rimasta col fiato sospeso. Alla fine mille domande... e una risposta: la mia, una delle tante.
RispondiEliminaComplimenti!
Paola Bianchi
Un viaggio all'esterno lungo avvincente e reale come un viaggio interiore. Mi ha colpita molto. Stupendo. Paola Cusumano.
RispondiEliminaBel racconto Kafkiano! Con un finale spiazzante e aperto (o forse nello specifico; "chiuso" ).
RispondiEliminaSauro Nieddu